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Riflettendo sulla Bellezza: Arte e Movimento solidale alla vita.

30 Giu

Lo scorso giovedì 28 giugno 2012  mi sono recata alla Biblioteca Comunale Labriola di San Giovanni a Teduccio (Na) per intervenire alla presentazione dei libri di tre donne, Lucia Gaeta, Maria Ronca, e Michela Orsini.
Conoscevo già Lucia,  è stata lei stessa ad invitarmi e a chiedermi di fare da moderatrice della serata.

Lucia Gaeta nasce ad Atripalda (AV) il 9 dicembre 1966 ove risiede. E’ dipendente F.M.A. – gruppo Fiat – di Pratola Serra e madre di due figli.
Si avvicina alla scrittura in seguito ad una sofferta separazione col desiderio di “trasferire su carta” emozioni, sogni e stati d’animo che riescono a tenerla in vita, e savia nonostante i momenti di grande sofferenza.
Nel suo recente ha poi partecipato ad alcuni premi di poesia e la giuria del II concorso di Poesia, “Sfumature di Donna”, le ha assegnato un inaspettato quanto gradito 2° posto.
Ha conseguito invece il 4°posto al “1° premio “Festival Poesia D’Amore città di Cosenza” e il 10° posto al concorso “Il Sorriso della Poesia” con premiazione a Gragnano – Na.
Sue composizioni sono presenti in diverse antologie e riviste letterarie.
Ha pubblicato nel 2010 il primo quaderno di poesie “L’alba dei miei ricordi” e nel 2011 il secondo quaderno di poesie “Schegge di vita”, editi entrambi dalla casa editrice il Papavero.
Questo è quello che troverete di Lucia scritto un po’ ovunque. Ma io qui vorrei sottolineare il profondo coraggio di questa donna, il suo sguardo luminoso e sorridente, e la grande disponibilità ed umanità che ho potuto sentire sia nei miei confronti, sia in tutti quelli che le si avvicinano e la seguono. E credetemi non sono pochi! Lucia è un vulcano di idee, ed una donna di grande vitalità. Il suo invito ha suscitato ancor di più in me grande interesse a far muovere le cose a partire dal bello. Dalla poesia.  Dall’arte. E anche dalla danza. A conclusione della serata infatti ho condotto una breve presentazione di Biodanza. E in quella ronda, in quel cerchio che si è venuto a creare con molta spontaneità, ho potuto constatare quanto poi siano la sinergia, la creatività e la passione di ciascuno ad arricchire la nostra vita. Ho conosciuto tante belle persone, alcune delle quali mi hanno anche invitato a tenere dei gruppi nei loro centri cittadini. E’ a loro, a quei volti accoglienti che ho incontrato, a chi ha il coraggio di osare, di esporsi, come Lucia, Maria, Michela, a chi ancora non se la sente, perchè sente che è troppo presto,  a Pasquale Musella e a tutti quelli che sentono che oggi più che mai c’è un urgente bisogno di incontrarsi per creare assieme, dedico questa mia riflessione, che è poi anche parte del “discorso” che ho fatto per dare inizio alle danze. Perchè danzare non è ballare solamente ma dare significato a tutti i nostri movimenti. E in quel pomeriggio, tutti erano biodanzanti.

“Mi piace che si siano incontrate la poesia, la musica e la danza in questa frase…”Il mondo che vorrei”.  Che è poi il nome dell’Associazione culturale che ha organizzato l’evento.
Le poesie di queste tre donne nascono da profondi dolori, da episodi di stalking, di violenze sottili, su cui potremmo stare qui a parlare per ore. Ma mi piacerebbe fermarmi invece proprio su questa frase. Il mondo che vorrei. Pensavo al nome di questa associazione che ci ospita e mi chiedevo? Che mondo vorremmo? Ce lo chiediamo? Quante volte ce lo chiediamo. Cosa desideriamo noi? Noi che viviamo queste violenze in modo diretto, indiretto, noi che viviamo. Qual è il senso del nostro stare qui e cosa possiamo fare per rendere più abitale questa società e questo pianeta? E quando parlo di pianeta non mi riferisco solo agli astri, al sole, a ciò che è lontano da me. Mi riferisco anche alla mia casa, alle mie relazioni, al mio corpo, alla mia vita. Ecco io credo che ciascuno di noi forse questa domanda dovrebbe farsela. Che mondo voglio ? Che mondo desidero? Lucia e la poesia sono un bell’esempio di come sia possibile tirar fuori la vita che è in noi, tante volte soffocata, tante volte non ascoltata. Partire dall’ascolto per partorire vita.
Una poesia dunque come creatura, come questi libri creature, bambini di Lucia, Maria e di tanti altri che scrivono e ….che sono  una  possibilità di tirar fuori il genio che è dentro di noi, Hillmann  l’avrebbe chiamato il Daimon, quello per cui noi siamo stati chiamati a vivere.
Quando io scrivo, sto trasferendo al mio pensiero, al mio sistema nervoso che comanda poi il mio braccio che scrive quelle che sono le mie sensazioni, le mie emozioni,  e le sto traducendo in pensieri. In parole. In versi. Quanta creatività c’è già in questo meccanismo umano e naturale! Ora non tutti diventiamo poeti, a me per esempio piace il movimento e lavoro con questo, ma io credo che in ciascuno di noi si celi un’artista. E noi possiamo, se lo vogliamo, sentirci artefici ed artisti dei nostri atti, anche nel quotidiano.
E allora come rendere la nostra vita un’opera d’arte? Vivendo e non sopravvivendo, mettere limiti se c’è bisogno; parlavo in altra sede dell’importanza del dire no, della giusta distanza: dove sono io, dove sei tu…e come possiamo incontrarci. Integrare il più possibile il mio sentire con il mio pensiero. Quante volte ci ritroviamo a pensare una cosa, a sentirne un’altra e a farne un’altra ancora. In questo mondo di dissociazioni abbiamo proprio bisogno di integrarci. Non posso stare tutto il tempo, nel fare, nel fuori, ho necessità di tornare a casa, la casa che è qui, è il mio corpo, sono le mie sensazioni che mi parlano. Le mie emozioni che forse mi stanno dicendo che con quella persona io non sto così bene….posso andare oltre. Ed esplorare ed ampliare il mio spazio vitale e accorgermi della vita che c’è intorno. Tornare a provare curiosità.
Io guardo un oggetto, una persona, un paio d’occhi che mi piacciono…ho la possibilità di fermarmi, di accogliere questa bellezza e di contenerla dentro di me. Poi questa bellezza anima la mia vita, il mio movimento, e va ad unirsi alla bellezza che è già dentro di me. Ed ecco che questo movimento, io la chiamo danza,ma danza significa movimento pieno di significato,  va ad ampliarsi e a farmi stare meglio. Perchè mi sono nutrita di bellezza, perchè l’ho contenuta, perchè le ho fatto spazio. Ed io dopo mi sento più bella, più piena, più viva. E dopo cosa succede? Tutti dicono che bello che è successo? Ti sei innamorato? Sì…mi sono innamorato della vita. La bellezza salverà il mondo ha detto Dostoevskij ed io ci credo molto. Abbiamo bisogno di questo. Di bellezza, di tornare a sentirci vivi. Di guardare meno tv, meno spazzatura, che non significa chiudere gli occhi e far finta di niente ma partire da questa triste realtà e attivarci per creare incontri come questi, veri e non fiction, attingere alla bellezza che c’è e che ci vogliono togliere, a quella che sta dentro di noi. E di rendere la mia vita e quindi anche la vita degli altri più bella. A volte viviamo coltivando bene il nostro orticello ma dimentichiamo che il se il mio orto è ricco, un pezzo di questo pianeta che appartiene anche al mio vicino è più ricco. Quindi io sto arricchendo anche l’altro. Io sono perchè noi siamo. Individualità ma anche bisogno di comunità. Di fare rete, di riconoscersi, di sentire che che la mia bellezza, la mia capacità può sposarsi con quella dell’altro, che forse è diverso nel carattere ma di sicuro come me sta cercando di dare un senso alla sua vita. Di sentire la sua vita.
Lucia ha questa capacità di trasmettere vita. Di vedere il bello laddove non c’è. Di risalire la china. Io credo che questa capacità che è anche dei metalli, questa resilienza di cui si parla spesso in psicologia, come capacità di reagire di fronte a terribili traumi, ce l’abbiamo tutti. E allora forza uniamoci nella bellezza. E creiamo assieme un presente migliore.
D’altronde sarebbe contento anche De Andrè nel sentire ancora una volta che è dal letame che nascono i fior…”